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Parliamo di feltro
PARLIAMO DI ISOLAMENTO IN FELTRO
Le Yurte dai tempi antichi sono state coperte di feltro.
Era il materiale più alla portata di mano ai pastori nomadi dell’Asia centrale, perché per produrlo non necessitava alcun attrezzo da trasportare, solo acqua calda, lana e olio di gomito. 😉
Ma che cosa è il Feltro?
Il feltro è un materiale naturale, un “tessuto” non tessuto perché non ha trama e ordito. Se lo tagliamo e osserviamo la sezione dal profilo non c’è una tessitura regolare solo peli ingarbugliati.
E’ un materiale forte, resistente, compatto, Isola dal caldo dal freddo e dall’umidità.
Ricavato da peli di animale (pecora, capra, cammello, yak etc…) tosata, lavata, cardata e messa in diversi strati, bagnati con acqua calda e rullati affinché i peli si ingarbugliano e gli strati si infeltriscono fra di loro formando uno strato unico compatto e resistente.
I peli degli animali (anche i capelli umani) guardando sotto il microscopio hanno la superficie come le pigne, hanno le scaglie. In contatto di umidità e calore le fibre si gonfiano le scaglie si aprono e grazie allo sfregamento nel rullo si ingarbugliano, si incastrano fra di loro e diventano più piccoli, calano di misura anche un terzo.
Anche i capelli umani si infeltriscono, i rasta o dread non sono altro che ciocche di capelli infeltriti. 😎
UNA TECNICA PLURIMILLENARIA CHE SI USA ANCORA OGGI
Storia e tradizione
“La sua scoperta non ha una data certa, ma le sue caratteristiche, così uniche e quasi magiche, sono da sempre apprezzate ed esistono molte leggende che narrano di come la lana è potuta diventare feltro.
Tutte hanno in comune la casualità dell’incontro di tre elementi: la lana, l’umidità e il gesto meccanico.
La più simpatica è quella delle pecore che trovarono rifugio sull’arca di Noè.
Stipate insieme agli altri animali, non sopportavano il caldo e se ne difendevano perdendo il pelo.
Quando fu il momento di abbandonare l’arca, le pecore vi lasciarono in tappeto di feltro.
Questo materiale, che ripara dal freddo, dal caldo, dalla pioggia e dal vento, nella sua particolarità è ideale, ad esempio, per coprire le Yurte che devono essere facili da smontare e leggere da trasportare.
E infatti i popoli nomadi dell’Asia centrale usano da sempre il feltro sia per pareti e tetti, come per letti, tappeti e arazzi.
Questi preziosi manufatti sono frutto del lavoro comune, soprattutto delle donne e dei bambini, eseguito durante la tosatura delle pecore, secondo rituali che ricordano i movimenti di una danza.
Sono realizzati solo seguendo la fantasia, senza schemi prestabiliti e proprio per questo risultano carichi di simbologie arcaiche.
Eccezionale per fantasia ed esecuzione è il feltro di Pazyryk, conservato all’Ermitage di San Pietroburgo. Ritrovato all’inizio del XX secolo nella tomba di un principe kurgan, scoperta nei monti Altai in Siberia, si trovava in un ottimo stato perché conservatosi nel ghiaccio.
Numerose fonti storiche documentano l’uso del feltro: nei poemi di Omero sono citati i copricapo di feltro dei viaggiatori ed è descritto l’elmo di Ulisse foderato di tale materiale; in una pittura di Pompei sono rappresentati fabbricanti di feltro al lavoro su particolari e funzionali piani inclinati verso un forno centrale; i soldati dell’antica Roma portavano corpetti appositamente “infeltriti” perché risultassero a prova di freccia e gli schiavi liberati indossavano un pileo di feltro, come simbolo della loro affrancazione.
Altri cappelli in feltro famosi sono quelli degli Assiro-babilonesi, quelli rossi dei giacobini, quelli a falde larghe, con grande piuma, delle guardie del re di Francia, i tricorni del Settecento, il fez del Nordafrica, il sik dei danzatori turchi dervisci.
Ed è proprio in Turchia, nelle zone di Konya, Tire, Afyon e Balekesir, che oggi è ancora viva la tradizione del feltro. Vi si trovano laboratori familiari che, su ordinazione, producono tappeti, sottosella e i kepnek, le particolari sopravvesti dei pastori.
A Istambul vi sono corsi universitari appositamente istituiti per lo studio del feltro.
Altre zone dove attualmente ci si dedica ancora alla produzione, e non solo tradizionale del feltro, sono i Paesi Scandinavi. Varie scuole e istituti offrono corsi di specializzazione sulla tecnica dell’infeltrire.
I giovani artisti-artigiani, che hanno riscoperto questo antico mestiere, lo interpretano in modo attuale e fantasioso nel campo del design, della scultura e della moda.
Quasi tutti i paesi del mondo vantano un loro “pezzo” in feltro e sempre più persone si avvicinano con passione e curiosità a questa tecnica, scoprendo la magica fusione fra materiali naturali e gesti immutati nel tempo.”
Tiina Arrankoskì - Creare con il Feltro - Fabbri Editori
LA LAVORAZIONE TRADIZIONALE DEL FELTRO PER COPRIRE LE YURTE
La lana tosata viene lavata, messa in ammollo cambiando più volte l’acqua e risciacquata alla fine in acqua corrente. Per asciugarla i fiocchi vengono stesi in posto ventilato e girati ogni tanto.
La lana asciutta poi deve essere cardata per rimuovere le impurità e per allargare la fibra. Questa operazione viene fatta battendo ripetutamente la lana stesa su una stuoia con un bastone o con un arco, alzando i ciuffi e lasciando ricadere. Le spine delle piante incastrate così si staccano e restano in fondo sulla stuoia.
Cardatura della lana
Bagnatura degli strati di lana
La lana cardata poi viene stesa su una stuoia o telo, in diversi strati sovrapposti e bagnati con acqua bollente. Nell’acqua ci si mette il sapone, che dovuta al suo PH alcalino aiuta alle scaglie della fibra a gonfiarsi, aprirsi e ingarbugliarsi.
La stuoia con gli strati di lana bagnata poi viene arrotolata su un rullo di legno, legata con le corde e lavorata per ore. Il movimento di rotolamento fa sì che nel rullo la lana si compatta, si infeltrisce.
Il rullo bisogna aprire dopo un po di tempo e quando il materiale comincia a infeltrirsi deve essere girato e arrotolato da tutti i lati, garantendo così che la lana si compatti uniformemente.
Per facilitare questo lavoro, alcune volte il rullo pesante viene attaccata dietro un cavallo facendolo correre lungo il prato.
Arrotolamento della lana bagnata
Asciugatura dei pezzi di Feltro
I feltri pronti poi vengono appesi per sgocciolare. Una caratteristica curiosa del feltro è che mantiene la forma su cui viene asciugata, perciò per ottenere pezzi dritti devono essere stesi una volta sgocciolata maggior parte dell’acqua.
Cucitura dei pezzi di Feltro per la copertura
I grandi pezzi di feltri così vengono tagliati su misura e uniti con cuciture a mano
Montaggio e ancoraggio della copertura in Feltro
Le coperture montate sulla Yurta poi vengono bloccate con delle fasce traverse, tirate e legate alla struttura sotto.
Sopra la copertura in feltro ci si mette un ulteriore telo esterno decorato che si lava facilmente e quando si rompe si cambia, di solito ogni 3-4 anni.
Il procedimento dell’infeltrimento nell’industria e lo stesso, a differenza che il lavoro pesante dell’uomo è sostituito da macchine efficientissime. I tre elementi necessari per infeltrire i peli sono sempre gli stessi: umidità, calore e lavoro meccanico.
I vecchi cardatrici di legno sono stati sostituiti di macchinari pesanti, grandi a volte come una stanza. Oggi anche quelli sono stati modernizzati con cardatrici a comando elettronico.
Lavaggio della lana
La cardatura
Campioni di lana cardata
Diversi spessori e colori di feltri prodotti industrialmente
FELTRO A SECCO O FELTRO AD AGO
Esiste un altro tipo di feltro, un prodotto sempre industriale, ma la procedura di lavorazione è diversa.
Gli strati di lana cardata non sono infeltriti rullando con acqua calda ma vengono pressati a secco e battuti ripetutamente con centinaia di aghi seghettati affinché si ingarbuglino fra di loro (processo di agugliatura).
Per rinforzare il prodotto inseriscono fra gli strati di lana una sottile rete di plastica che impedisce la lacerazione del materiale quando viene utilizzato.
La differenza fra i due tipi di feltro è nella loro struttura e in conseguenza nella loro compattezza e resistenza.
Il feltro infeltrito ad acqua è molto più resistente allo stress meccanico, all’acqua e si può cucire facilmente.
Il feltro a secco non è tanto resistente allo stress meccanico perché i peli non sono infeltriti,
solo pressati, e la rete di plastica in mezzo e i peli causano notevole difficoltà per la cucitura.
Il Feltro per la bioedilizia
Dalla produzione che richiede un impiego minimo di energia alle proprietà fisico-tecniche, la lana di pecora che è alla base della lavorazione del feltro vanta le migliori caratteristiche sotto il profilo della bioedilizia.
Queste sono le principali:
assorbimento del rumore da calpestio fino a 21 decibel;
assorbimento del rumore aereo del 50 per cento;
basso grado di infiammabilità; alta capacità di assorbimento degli eccessi di umidità;
ottimo isolamento termico ed acustico; neutralizza sostanze tossiche quale il formaldeide e l’ozono;
ha straordinaria elasticità e assorbe i dislivelli;
è un materiale di origine biologica, biodegradabile al 100 per cento. Un esempio perfetto, dunque, di materiale sostenibile sia per il design che per l’architettura.
Grazie a queste caratteristiche il Feltro di lana è il materiale perfetto per l’isolamento della Yurta, sia per il pavimento che per la copertura.
Bisogna però considerare che il clima Europeo è molto diverso da quello della steppa dell’Asia centrale o del deserto Gobi, dove anche se le temperature possono scendere sotto lo zero e può nevicare, i venti secchi a 200 km/h asciugano perfettamente le coperture in Feltro e non marciscono.
Tutt’altro da noi, che le piogge invernali possono durare anche più giorni, e il percentuale di umidità nell’aria farebbero marcire la copertura in feltro. Bisogna utilizzare materiali impermeabili, realizzati della miscela di fibra naturale e un’alta percentuale sintetica come copertura esterna sopra quella in Feltro, per rendere la Yurta perfettamente idonea al nostro clima in tutte le stagioni.